Ventisei ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso (il famoso articolo 416 bis), a cui si aggiungono le accuse a vario titolo di rapina, estorsione, furtio, traffico di stupefacenti e armi e di omicidio (due tenati e uno riuscito). Le hanno eseguite questa mattina questa mattina 300 carabinieri provenienti da tutto il Piemonte. Un’operazione partita dai carabinieri del comando provinciale di Asti che ha sgominato una locale della ‘ndrangheta. Una cellula che faceva capo a tre famiglie di Costigliole. A tenere le fila e i rapporti fra le famiglie Stambè, Emma e Catarisano l’albese Rocco Zangrà che avrebbe appunto mantenuto i contatti con le locali della zona di Vibo Valentia e Lamezia Terme.
Un’indagine complessa partita nel maggio 2015 e che ha dato ordine a una serie di episodi inquietanti che si sono registrati negli anni nel territorio di Costigliole. Intimidazioni come quella ai danni del titolare del bar del Peso di Costigliole, la cui colpa era quella di non aver ceduto alle estorsioni. Nel 2012 qualcuno avevo sparato contro il locale e solo per un soffio non c’era scappato il morto (per questo episodio si parla di tentato omicidio). Un altro tentato omicidio che si inquadra invece in una sorta di regolamento di conti, almeno secondo gli investigatori astigiani coordinati dalla Dda di Torino, sarebbe quello un giovane, picchiato brutalmente per aver fatto uno sgarro, rubare cioè il furgone a un componente della famiglia Catarisano (Giuseppe, recentemente condannato a 4 anni per lesioni gravi).
Ma l’evento cardine dell’indagine è stato l’omicidio di Luigi Di Gianni, ucciso nel gennaio del 2013 a colpi di fucile fuori dalla sua casa di Isola (la prossima settimana si terrà la sentenza del processo a carico di Ferdinando Catarisano e Ivan Commisso). Un delitto che sarebbe stata “una prova di forza per affermare la cellula della ‘ndrangheta sul territorio”, hanno commentato gli investigatori astigiani guidati dal maggiore Lorenzo Repetto e dal colonnello Bernardino Vagnoni, comandante provinciale dell’Arma.
Un quadro in cui si sarebbero inserite estorsioni, richieste di pizzo, traffico di droga e armi, fucili e pistole rubate che sarebbero state usate per i fini della locale a Costigliole ma anche inviate in Calabria.
Nella maxi inchiesta sono finite anche alcune società sportive. “Il sodalizio esercitava il controllo del territorio con infiltrazioni mafiose in alcune società di calcio, gestendone di fatto gli impianti usati anche per degli incontri”, hanno spiegato gli investigatori dell’Arma. Fra le società l’Asti Calcio, la società Pro Sandamianese, l’Us Costigliole Calcio e la Motta Piccola California.
Ci sono anche due aziende che per gli investigatori avrebbero fatto gli interessi della “locale” e i cui imprenditori sono stati arrestati, un’azienda edile e un’azienda di ingrosso frutta e verdura.
Quarantotto invece le persone indagate a piede libero.
“L’operazione Barbarossa ha delineato la struttura organizzativa e gli appartenenti nei diversi ruoli un una locale di ‘ndrangheta con sede ad Asti – hanno precisato gli inquirenti nel corso della conferenza stampa -. Una vera e propria cellula satellite di quelle calabresi i cui affiliati spesso si sottoponevano ai riti di affiliazione come quello del santino (farsi bruciare nelle mani un santino e provocarsi bruciature simbolo della locale)”.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite qeusta mattina. Cinquanta le perquisizioni; ingenti i sequestri nel corso dell’inchiesta: 16 le pistole, 10 kg di marijuana, 100 grammi di cocaina, 100 grammi di hashish, 350 i proiettili.
Nel corso delle indagini sono stati scoperti un omicidio, 2 tentati omicidi, 11 estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori, 6 episodi di traffico di armi, 3 depositi di sostanze stupefacenti, 10 episodi di ingenti quantitativi di stupefacenti, 8 episodi di danneggiamento, 6 furti di veicoli, 4 furti in abitazione, 7 arresti in flagranza.
Gli arrestati sono Rocco Zangrà, Giuseppe Catarisano, Ferdinando Catarisano, Vincenzo Emma, Giuseppe Emma, Enea Adriano Emma, Michele Stambè, Angelo Stambè, Salvatore Stambè, Daniele Stambé, Franco Marino, Luca Scrima, Bruno Agostino, Fabio Biglino, Salvatore Carè, Santo Giuliano Caruso (noto alle cronache per aver sempre sostenuto l’innocenza di Michele Buoninconti in carcere per l’omicidio della moglie Elena Ceste ndr), Gianpiero Conti, Mattia Pisano, Ivan Venturelli, Alberto Ughetto, Massimo Pugliese, Rosario Sette, Gianfranco Guzzetta, Mauro Giacosa, Gaetano Parrucci e Agim Lena.