Una festa. Così Massimo Cotto, il giornalista, speaker radiofonico e scrittore scomparso a 62 anni, voleva il suo funerale. E nonostante gli sforzi di ricacciare indietro le lacrime, così é stato. Tanti amici d’infanzia, anche quelli dell’oratorio del Don Bosco dove si sono svolte le esequie, tanti amici di lavoro, tanti artisti e tanti astigiani si sono stretti in un abbraccio intorno alla moglie Chiara Buratti, al figlio Francesco, a mamma Marisa e ai suoceri. Sembrava oggi che Asti, la città in cui Cotto ha scelto di rimanere a vivere e per cui si é speso tanto, non lo volesse lasciare andare via. Che lo volesse cullare ancora sulle note del suo amato rock.

E in chiesa questo si respirava. Un gruppo di amici insieme per ricordare i mille aneddoti che Massimo dispensata, come ha ricordato l’amico Pippo Cornero.

Una vita quella di Cotto, vissuta intensamente con gentilezza e ironia, come lo ha voluto ricordare il vescovo Marco in viaggio in Kenya attraverso le parole affidate a don Marco Andina.

Una vita fatta di musica, di famiglia, di mondo e di Asti.

E i funerali si sono svolti in quella chiesa dove il papà Danilo lo aveva accompagnato da piccolo. Un luogo che Cotto ha sempre continuato a frequentare e dove ha conosciuto amici che sono amici ancora oggi.

Poi la sua carriera che lo ha portato in giro per il mondo a scrivere, intervistare artisti, a raccontare storie alla radio. E tanti amici artisti oggi erano qui. Mischiati assieme agli astigiani. C’era Francesco Renga che ci ha confidato di aver perso soprattutto un grande amico, c’erano Piero Pelù e Omar Pedrini, Mauro Ermanno Giovanardi, solo per citarne alcuni. C’erano i colleghi di Virgin Radioe e di molte altre radio italiane. C’erano i tifosi granata. C’era Asti a salutarlo

Cercando come voleva lui di non piangere. Perché c’è tempo per piangere. C’è sempre tempo per piangere.

Foto di Roberto Signorini