Tragica fatalità. Queste due parole rimbalzano tra le bocche di tutti: del sindaco Fabrizio Brignolo, dell’assessore al Palio Alberto Pasta, dei volti stanchi e tirati dei rettori al termine di una giornata che tutto si sarebbe immaginato, ma non questo. Il Palio è la festa di tutti: della città di Asti, dei Comitati che giorno dopo giorno per un intero anno ripongono le loro speranze di vittoria in tre giri di campo. Sono, siamo, tutti sconvolti, perché non è giusto vedere immagini così in un giorno di festa. E sarebbe troppo facile cercare colpevoli, scaricare le colpe, prendersela con il mossiere, il fantino, il canapo. Un cavallo è morto alla prima batteria, dopo una prima mossa falsa. E non credo ci possa essere molto da aggiungere, in questo giorno iniziato nel migliore dei modi. Con un cielo cupo che però lasciava intravedere raggi di sole. Con una sfilata aperta splendidamente dal corteo festante di San Martino-San Rocco, vincitore dell’edizione 2012, con la rettrice Franca Sattanino tra i figuranti, sorridente e orgogliosa paladina dei propri colori. Una sfilata che si è sviluppata in modo pacato, con dame e cavalieri, damigelle e signori, popolani e soldati, tutti fieri nei loro costumi, i veri protagonisti del momento. Fino a concludere con Nizza Monferrato e San Damiano, con la toccante rappresentazione della peste e la goliardica festa dei folli, a dare quel tocco di apprezzata animosità ad un corteo per altri versi decisamente classico. Liscia è filata la richiesta della licenza a correre il Palio, nonostante Enzo Clerico fosse alla sua prima performance da Capitano del Palio. Nessun segno di cedimento nella voce del sindaco che invita San Secondo ad assistere. Ora lo sappiamo, così non è stato. Ma il momento più toccante di questa funesta giornata è stato scoprire che tra il pubblico era presente, dopo i suoi 152 giorni di prigionia in Siria, Domenico Quirico, al quale è stato riservato pubblico encomio per “il coraggio e il grande senso del dovere, che ha dimostrato, per garantire quel diritto di informazione che ognuno di noi ha”. Il giornalista ringrazia “perché in questi 152 giorni mi avete ricordato. E ogni vostro ricordo è stato come se avessi vissuto un minuto in meno di prigionia”. Tutto sembra perfetto, tutto è pronto. Anche il cielo che aveva riversato secchiate d’acqua sulla pista durante i giri di campo del gruppo del Capitano, sembrava rischiararsi. Ma è stato solo un momento. Perché ha ripreso a diluviare subito dopo la seconda mossa. Falsa. Laura Avidano