In Sala Basso del Teatro Alfieri martedì 21 gennaio, molte le presenze per la conferenza stampa di presentazione della posa delle “Pietre d’Inciampo” che saranno collocate lunedì 27 gennaio in diversi punti della città, a ricordo di quei cittadini che furono deportati e non fecero più ritorno. 

Come ha ricordato il sindaco Maurizio Rasero nel suo intervento “ricordare consente di non dimenticare” e quindi i 20 blocchi quadrati di pietra della misura di un sampietrino, con una targhetta in ottone, che verranno messi a dimora in occasione dell’80° dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, faranno entrare anche Asti nel grande progetto europeo delle “Pietre d’Inciampo”, ideate nel 1992 dall’artista tedesco Gunter Demnig con l’obiettivo di tenere viva la Memoria di tutti i deportati contro ogni forma di negazionismo e di oblio.

Il progetto, di cui hanno parlato anche gli assessori Candelaresi, Giacomini e Bologna, quest’ultima citando il “Concorso Enrica Jona” esteso ora anche alle scuole secondarie di secondo grado, è stato realizzato con la preziosa collaborazione dell’Israt. 

La direttrice Nicoletta Fasano, presente al tavolo dei relatori, ha evidenziato il grande lavoro di ricerca che c’è dietro a ogni targhetta, “di ricostruzione di una memoria che non deve mai finire. Le pietre sono dette d’inciampo in quanto devono costituire un obbligo a fermarsi, a leggere, chinandosi, il testo che permette di entrare nella quotidianità della persona menzionata la cui vita è stata spezzata dalle leggi antiebraiche del fascismo e poi dalla deportazione”.  

Una mappa virtuale del percorso urbano della memoria, disponibile sui siti di Comune e Israt, guiderà i cittadini e i turisti interessati a individuare la dislocazione delle pietre cittadine posate a significare simbolicamente il ritorno a casa di una persona deportata e il suo ricordo presso la comunità. 

La cerimonia di posa delle pietre avrà inizio alle 11,30 in corso Alfieri 336, di fronte a Palazzo Mazzetti, a ricordo della Famiglia Foà con Estella Luzzati, il marito Italo Foà e Guido, di soli otto anni, il più piccolo deportato astigiano. 

Si raggiungerà poi, alle 12,30, via Aliberti 19. Nel cortile interno abitavano le sorelle Marianna Bona Esmeralda e Benvenuta Regina Jona, nubili, portinaie dello stabile e bravissime sarte e ricamatrici. 

Alle 15,30 ci si ritroverà in via Massimo D’Azeglio 1, dove vivevano Olga e Leopoldo Jona con i loro figli Elda, Donato, Lino, Laura ed Enrica che, a differenza dei genitori, riuscì a tornare dal campo di sterminio testimoniando poi con la sorella Elda il dramma vissuto dagli ebrei astigiani. Nello stabile risiedevano anche Lisa Dresner e Teodoro Rozaj, ebrei croati di 26 e 33 anni, internati ad Asti dal giugno del 1942. Entrambi sopravvissero alla deportazione ma le loro strade si divisero nel ‘46. Lei emigrò in Israele formando una nuova famiglia ma rimase in contatto con Enrica Jona, lui raggiunse l’Uruguay.

Patrizia Porcellana