Nello scorso weekend si è tenuta nelle campagne del nord astigiano una prova per cani da seguita su cinghiale autorizzata dalla Provincia di Asti che ha visto coinvolti decine di cacciatori. “Restiamo alquanto perplessi sulla decisione della Provincia di Asti di autorizzare sul territorio astigiano un’attività a nostro avviso inappropriata e inopportuna vista l’attuale situazione sanitaria legata alla Peste Suina Africana e che viola le regole vigenti dettate dall’ordinanza regionale emessa da Regione Piemonte” – denuncia Coldiretti Asti che da mesi è in prima linea per l’attuazione delle misure straordinarie per il contenimento dei cinghiali al fine di contrastare il dilagare della Peste Suina Africana in Piemonte.
A seguito del ritrovamento a inizio anno di casi accertati di Peste Suina Africana nel territorio alessandrino, con un forte sollecito di Coldiretti, è stata emessa un’ordinanza regionale che prevede azioni mirate al depopolamento con cani al guinzaglio e che vieta l’utilizzo dei cani liberi che causano lo spostamento di interi branchi di cinghiali. Un movimento incontrollabile sul territorio che porterebbe alla diffusione dell’infezione e ad un aumento dei danni sulle coltivazioni di mais e altri seminativi.
“Nelle scorse settimane il numero di segnalazioni di danni alle coltivazioni causati da cinghiali pervenuti ai nostri uffici territoriali erano preoccupanti, ma la situazione è precipitata da questa mattina, quando i nostri uffici sono stati presi d’assalto da decine di telefonate che segnalano ingenti danni da cinghiali su tutto il territorio del nord astigiano. Sospettiamo che questo aumento, così repentino, possa essere strettamente correlato a queste azioni inappropriate, non finalizzate al depopolamento e alla riduzione del numero di capi, ma al mero divertimento – aggiungono da Coldiretti -. Il mondo agricolo è sempre quello che deve pagare lo scotto di azioni legate al puro divertimento di pochi, in un periodo in cui le nostre imprese stanno subendo gli effetti delle pesanti limitazioni imposte per evitare il dilagare della Peste Suina Africana, l’impatto di due anni di pandemia globale, l’aumento dei prezzi delle materie prime, causati dalla guerra in Ucraina, a cui le aziende e le famiglie devono far fronte con un impatto economico senza precedenti. Ci domandiamo quindi se fosse opportuno autorizzare una prova per cani da seguita con così tanta leggerezza, senza valutare le conseguenze che avrebbe portato sull’intero territorio”.