Primo caso di gestione interamente astigiana, all’ospedale Cardinal Massaia, dell’innovativo sistema brachiterapico “Mammosite” che consente una riduzione drastica delle sedute di radioterapia per le operate di tumore al seno. Il trattamento tradizionale, nel reparto diretto da Maria Tessa, prevede infatti almeno 30 giorni consecutivi di irradiazione, per un totale di sei settimane; con “Mammosite” le sedute sono limitate a dieci, due al giorno per cinque giorni consecutivi. Questo sistema, garantito in Piemonte in pochissimi centri ospedalieri, è stato introdotto al Massaia nel 2009 grazie alla collaborazione con la Fondazione Cassola-Pasquali di Tortona: finora aveva riguardato pazienti operate all’ospedale della cittadina alessandrina e poi trattate nella Radioterapia astigiana. Con “Mammosite” viene evitata l’irradiazione del tessuto sano del seno, interessando esclusivamente l’area interna coinvolta dall’asportazione del nodulo. Il dispositivo viene inserito dal chirurgo nella mammella durante l’intervento in sala operatoria: una sorta di palloncino che aderisce alla cavità chirurgica e che fuoriesce dal seno con un minuscolo catetere attraverso il quale viene svolta l’irradiazione, indolore per la paziente e della durata di pochi minuti. Al termine del ciclo di sedute il catetere viene agevolmente rimosso. Nei giorni scorsi l’intervento chirurgico al seno per la rimozione del nodulo neoplastico e l’inserimento del dispositivo si è svolto al Cardinal Massaia e ha riguardato una paziente astigiana. In sala ha operato Maggiorino Barbero, primario di Ostetricia e Ginecologia, affiancato dall’équipe. Questa mattina la paziente è stata sottoposta alla tac per la messa a punto del piano di cura che, a partire da lunedì 9 maggio, sarà attuato in Radioterapia, in collaborazione con la struttura di Fisica Sanitaria guidata da Simonetta Amerio, con “Mammosite”. “L’individuazione della paziente adatta a essere sottoposta a questo particolare sistema brachiterapico – spiega la dottoressa Maria Tessa – è ben codificata, cioè è necessario rispettare determinate condizioni: i noduli neoplastici devono essere molto piccoli, lontani dalla zona del capezzolo o del solco sottomammario e in profondità per evitare la tossicità da radioterapia a livello della cute”. Una decina, finora, i casi trattati ad Asti con “Mammosite”. “Per le donne operate al seno – indica il primario Maggiorino Barbero – questo sistema rientra tra le soluzioni che assicurano un livello più elevato di qualità della vita: esattamente come le tecniche chirurgiche, oggi assai più conservative che in passato e sempre più in stretto collegamento con la chirurgia plastica”. Indispensabile la collaborazione, per assicurare il trattamento con “Mammosite” al Massaia, con la Fondazione Cassola-Pasquali di Tortona che ha finora sostenuto l’acquisto dei dispositivi. Alla Radioterapia astigiana le donne con tumore al seno rappresentano circa il 32% (230 casi nel 2010) del totale degli utenti.