Non c’è stato nessun omicidio. Elena Ceste non sarebbe stata uccisa ma sarebbe morta in conseguenza a una crisi psicotica. E’ la tesi degli avvocati Giuseppe Marazzita ed Enrico Scolari difensori dei Michele Buoninconti accusato di aver ucciso la moglie e di averne occultato il corpo. Questa mattina al tribunale di Asti si è tenuta la terza udienza del processo a carico del vigile del fuoco. Protagonisti proprio i legali della difesa che hanno parlato per oltre quattro ore. Scolari si è concentrato sugli aspetti più tecnici, analizzando nel dettaglio le consulenze eseguite sia per la procura che per le parti civili, mentre il collega Scolari si è occupato di delineare la situazione piscologica ed emotiva di Elena Ceste nei giorni prima della sua scomparsa. Per la difesa nelle consulenze presentate dai tecnici di parte ci sarebbero state delle incongruenze. La principale è legata alle foto del corpo di Elena Ceste al momento del ritrovamento. Nelle consulenze di parte si legge che la donna era stata ritrovata nel rio Mersa in posizione prona, con le braccia lungo i fianchi, in una posizione composta tanto da far escludere la morte per assideramento che comporta negli ultimi istanti di vita dei movimenti non compatibili con la posizione del corpo appunto. La difesa ha letto le immagini in modo differente. Il braccio sinistro sarebbe quasi alzato, mentre la gamba sinistra risulterebbe non allineata con l’altra. I resti quindi per la difesa non sarebbero composti e farebbero pensare proprio a dei movimenti fatti dalla donna prima di morire. Tesi quindi che sposa l’ipotesi di morte per assideramento in seguito a una crisi psicotica. A sostenere che nei giorni antecedenti al 24 gennaio 2014 (giorno in cui Buoninconti denunciò la scomparsa della moglie dalla casa di Motta di Costigliole) Elena non fosse serena è l’avvocato Marazzita. “Persino il consulente del pm dice che Elena era in uno stato di deficienza psichica e che poteva fare dei gesti di autolesionismo – ha spiegato l’avvocato -. Inoltre ci sono una dozzina di testimonianze che accertano l’inquietudine la della donna nei giorni antecedenti alla sua morte”. La difesa ha parlato poi di un processo indiziario, dove non si conoscono le cause della morte della vittima. “Non c’è stato nessun omicidio, nessuno può provare che Elena Ceste sia stata uccisa dal marito. L’intero processo è stato costruito su un errore iniziale, quello di considerare la morte della donna un delitto”.