Il Piemonte potrà contare, fin da subito, su circa 60-70 borse di studio supplementari in Medicina generale. È il risultato dell’accordo raggiunto quest’oggi a Roma fra le Regioni e il Governo nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, che ha deliberato la possibilità di utilizzare risorse del Fondo sanitario nazionale per finanziare 800 borse di studio per i medici di famiglia.
“È un provvedimento importante per affrontare il problema della carenza dei medici di famiglia in Piemonte e a livello nazionale – sottolinea l’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta, oggi a Roma in qualità di coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni -. La nostra intenzione è di utilizzare fin da subito questa possibilità, dai corsi che partono nel 2018, in modo da rispondere il più rapidamente possibile alla carenza di medici sul territorio”.
Per il triennio 2018/2021 la Regione Piemonte ha già stabilito di erogare 119 borse di studio di Medicina generale, a cui dunque andrebbero ad aggiungersi le 60-70 borse supplementari previste. Si consolida quindi l’aumento già avvenuto in Piemonte negli ultimi anni: per il triennio 2014/2017 le borse erano 80, per i trienni 2015/2018 e 2016/2019 erano 110.
“Non si tratta di risorse aggiuntive messe a disposizione dal Governo ma di fondi, circa 40 milioni di euro a livello complessivo, che erano già a disposizione delle Regioni. In questo contesto – precisa l’assessore Saitta – si inserisce anche il discorso sulla carenza di medici specialisti nei reparti degli ospedali italiani. A fronte di un’esigenza delle Regioni di avere 2.600 borse di studio in più, il Governo ha proposto un aumento di 58, un numero che è decisamente insufficiente”.
“Per questo motivo – aggiunge l’assessore – domani, nell’incontro che avremo con il ministro della Sanità, ribadiremo che ci stiamo trovando di fronte a una grave emergenza che mette a rischio la stessa tenuta del sistema sanitario pubblico e chiederemo al Governo di emanare subito un provvedimento di urgenza per permettere l’assunzione nel servizio sanitario nazionale degli specializzandi all’ultimo anno, in modo da dare immediatamente una prima risposta e garantire la continuità dei servizi negli ospedali”.