Essendo stata personalmente e direttamente “tirata in ballo”, con nome e cognome, su (alcuni) organi di stampa, che hanno dato notizia dell’esposto presentato dal NURSIND alla Corte dei Conti, ritengo doveroso – quale Direttore della Struttura Personale e Legale dell’ASL di Asti – replicare a quanto scritto il 31 gennaio e l’1 febbraio sui giornali astigiani, per tutelare, oltre alla mia immagine e a quella dei miei collaboratori, soprattutto quella dell’Azienda Sanitaria presso la quale mi onoro di lavorare, fornendo ai Cittadini corrette e precise notizie sulla vicenda.
Occorre innanzitutto premettere e chiarire che i Medici che lavorano, quali dipendenti dell’ASL, presso l’Ospedale possono svolgere altresì attività libero-professionale privata (c.d. “intramoenia”). Una parte delle tariffe corrisposte dai cittadini che fruiscono di tali prestazioni viene versata all’ASL per coprire le spese e i costi che tale Ente deve sopportare, comprese le somme da corrispondere al personale amministrativo che, in aggiunta all’orario ordinario di lavoro, svolge attività di supporto.
Pertanto, le “risorse” generate da tale modalità di svolgimento della libera professione da parte dei Medici non sono risorse “pubbliche”, in quanto derivanti dalle somme ricavate dall’attività svolta dagli stessi.
Il NURSIND già nel 2020 aveva avanzato un esposto agli organi di controllo dell’ASL, dubitando della correttezza dell’attribuzione e destinazione di una parte degli emolumenti dell’attività privata dei Medici a favore del personale amministrativo (anche dirigenziale e titolare di posizione organizzativa) delle varie Strutture dell’ASL (dunque non solo di quella Personale e Legale) coinvolto nella necessaria gestione di tale attività. Il Commissario allora in carica aveva richiesto un parere legale ad un noto Studio torinese, che ne aveva ribadito la totale liceità, oltretutto oggiconfermata dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Inoltre, sin dal 2018-2019, ma con effetto retroattivo al 2017, con appositi accordi sottoscritti tra l’ASL AT e le Organizzazioni Sindacali, compreso il NURSIND, una parte di tale quota degli emolumenti dei Medici era già stata destinata al personale infermieristico, finalizzata alla riduzione delle liste d’attesa, sicché tale circostanza non rappresenta una novità.
Le affermazioni, dunque, che le predette risorse sono state gestite non in base a criteri oggettivi, ma in maniera del tutto discrezionale, senza controlli o verifiche, oltre ad essere completamente inveritiere, costituiscono un inaccettabile attacco alla mia persona, che troverà ferma e puntuale reazione da parte mia nelle opportune sedi giudiziarie.
Avv. Claudia Cazzola – Direttore della Struttura Complessa Personale e Legale, ASL AT