Il volto sereno e sorridente, il drappo rosso che abbraccia l’affaccio della Loggia, la banda che suona l’inno nazionale e lui che ascolta commosso in piedi. Otto anni dopo il suo predecessore, il Papa emerito, papa Francesco – il 266° Romano Pontefice della storia della Chiesa, primo Papa gesuita della storia – alle 20.21 si è affacciato per la prima volta dalla Loggia delle Benedizioni per ricevere il saluto della folla, un oceano festante in piazza S. Pietro che ha atteso più di un’ora sotto la pioggia per vedere il nuovo Papa. “Fratelli e sorelle buonasera”, le sue prime, semplici, parole. L’attesa fumata bianca era arrivata alle 19.06, dal comignolo della Cappella della Cappella Sistina. A dare il solenne annuncio al popolo, alle 20.12, è stato il cardinale protodiacono, cardinale Jean Louis Tauran. Queste le sue parole in latino: “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam: Eminentissimun ac Reverendissimum Dominum, Dominum Georgium Marium Sactae Romanae Ecclesiae Cardinalem Beroglio qui sibi nomen imposuiti Franciscum”. Il primo Papa fuori dal continente europeo è stato eletto nel 75° Conclave della storia della Chiesa, dai 115 cardinali elettori, al quinto scrutinio. Quasi alla fine del mondo. “Voi sapete che il dovere del Conclave è di dare un vescovo a Roma”, ha proseguito il nuovo Papa: “Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo”, ha scherzato sulle sue origini argentine, “ma siamo qui”. “Vi ringrazio dell’accoglienza”, ha poi detto: “la comunità diocesana di Roma ha il suo nuovo vescovo: grazie!”. Il primo pensiero al Papa emerito. Il primo pensiero al suo predecessore: “Prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI”, ha detto Francesco I: “Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca”. Poi la recita del Padre Nostro, dell’Ave Maria e del Gloria al Padre, insieme alla piazza. “E adesso incominciamo questo cammino: vescovo e popolo”, ha detto subito dopo il Papa: “Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese”. Il Papa ha definito già da oggi il suo pontificato “un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi”. “Preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altro”, il primo impegno chiesto e preso insieme ai fedeli. Poi l’orizzonte si è allargato: “Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza”. Poi il primo augurio, sempre rivolto alla piazza: “Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio cardinale vicario sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella”. Prima vi chiedo un favore… Prima di impartire la benedizione “Urbi et Orbi”, il nuovo Papa ha fatto un gesto inedito e già indicativo del modo in cui concepisce il servizio del ministero petrino: “Prima vi chiedo un favore”, ha detto rivolgendosi direttamente alla folla che lo ha ascoltato in religioso silenzio: “Prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la benedizione per il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”. E così, sulla piazza è sceso un minuto di intenso silenzio, di vera preghiera, seguita da un applauso. La benedizione e gli applausi. Poi la benedizione “Urbi et Orbi”, in latino. Una benedizione rivolta “a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà”, ha proseguito poi il nuovo Papa in italiano, e dalla folla si è levato un altro applauso. “Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto”, il semplice saluto finale, che ha richiamato il primo con cui si era rivolto alla folla dalla Loggia. Infine, una confidenza ai fedeli sul giorno dopo: “Domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma. Buonanotte e buon riposo”. Dove andrà Papa Francesco a rendere il primo atto di omaggio, da Romano Pontefice? Probabilmente la meta sarà la basilica di Santa Maria Maggiore, ha ipotizzato padre Lombardi in un briefing “improvvisato” a caldo subito dopo l’elezione, e precisando subito dopo che si tratterà di una visita in forma privata. Dichiarandosi “scioccato per un Papa gesuita”, il portavoce vaticano ha detto che l’elezione di Papa Francesco “è stata una sorpresa che ha manifestato il coraggio dei cardinali, che hanno voluto passare l’oceano per allargare la prospettiva”. Un papa che parla piemontese Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio è di famiglia astigiana, più precisamente di Portacomaro Stazione; il padre, ferroviere, a vent’anni emigrò alla volta dell’Argentina stabilendosi a Buenos Aires. A Bricco Marmorito, fra Portacomaro Stazione e Portacomaro paeseil nonno di mons. Bergoglio acquistò da un ebreo, nella prima metà dell’800, l’unica casa esistente. Successivamente i Bergoglio costruirono anche le altre case, poi abitate dai discendenti. E’ probabile che la provenienza sia da ricercarsi nel nord astigiano, intorno a Castelnuovo Don Bosco, probabilmente Cortiglione di Robella, dove esistono ancora oggi numerosi Bergoglio. A Buenos Aires il 17 dicembre 1936 nasce Jorge Mario. Compiuti gli studi primari, consegue il diploma di perito chimico e successivamente entra nel seminario di Villa Devoto. L’11 marzo 1958 entra nel noviziato della Compagnia di Gesù compiendo studi umanistici in Cile. Nel 1963 nel Collegio San José di San Miguel (Argentina) consegue la laurea in filosofia. Professore di letteratura e psicologia presso il Collegio Immacolata di Santa Fe tra il 1964 e il 1965, nel 1966 insegna le stesse materie presso il Collegio del Salvatore di Buenos Aires. Il 13 dicembre 1969 ordinato sacerdote e successivamente è in Spagna maestro dei Novizi a Villa Barillari (San Miguel – Argentina). Il 31 luglio 1973 viene eletto provinciale dell’Argentina, incarico che svolge per 6 anni. E’ poi Rettore del Collegio Massimo e delle Facoltà di Filosofia e Teologia della stessa Casa tra il 1980 e il 1986 e quindi Direttore Spirituale e Confessore nella chiesa della Compagnia di Gesù in Cordoba. Il 20 maggio 1992 il papa lo nomina vescovo titolare di Auca e ausiliare di Buenos Aires ; l’ordinazione episcopale avviene il 27 giugno dello stesso anno nella cattedrale di Buenos Aires. Arcivescovo coadiutore di Buenos Aires il 3 giugno 1997, alla morte del cardinal Quarracino il 28 febbraio1998 è nominato arcivescovo di Buenos Aires. E’ autore di libri Meditaciones para religiosos del 1982, Reflexion sobre la vida apostolica del 1986 e Reflexiones de esperanza del 1992. Ordinario per i fedeli di rito orientale residenti in Argentina, è vicepresidente della Conferenza Episcopale Argentina, membro della commissione permanente in rappresentanza della provincia ecclesiastica di Buenos Aires, membro della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica, Gran Cancelliere dell’Università Cattolica Argentina, membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia e delle Congregazioni per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. E’ stato Relatore Generale aggiunto alla 10° Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 1991), nel Concistoro del 21 febbraio 2001 è stato insignito della dignità cardinalizia del titolo di San Roberto Bellarmino. Nell’ultimo conclave, in cui è stato eletto papa il cardinale Ratzinger col nome di Benedetto XVI, il cardinale di origine astigiana è stato uno dei più votati. In occasione di una visita compiuta alcuni anni or sono in terra astigiana, il cardinal Bergoglio e i Bergoglio argentini hanno rivisto la casa dei propri avi e tratto, a ricordo di questa visita, una zolla di terra. L’amore per le proprie origini, che il padre gli ha insegnato, ha portato il cardinal Bergoglio a venire diverse volte in Piemonte – a Torino, Tigliole e Asti dove vivono i parenti- per parlare la lingua piemontese. Amamte delle poesie di Nino Costa recita a memoria Rassa Nostrana nella quale si parla dell’emigrante e viene citata l’Argentina.
Bricco Marmorito preso d’assalto dai media
La confusione dei nomi è andata a tutto danno di di Portacomaro Stazione e a vantaggio di Portacomaro paese, per cui quasi tutti gli inviati di giornali e televisioni nella fredda mattinata di giovedì in cerca di notizie foto e interviste sulle origini della famiglia del nuovo papa Bergoglio, sono saliti al paese invece di fermarsi alla stazione. La famiglia di papa Francesco in effetti ha le sue radici a Bricco Marmorito, in territorio della parrocchia di Portacomaro Stazione, territorio del comune di Asti, anche se ai tempi del nonno Giovanni Angelo Bergoglio che, con altri tre fratelli, comprò nel 1854 la cascina Marmorito, che poi sarà battezzata il bricco dei Bergoglio, tutto faceva capo alla parrocchia del paese di Portacomaro, dai registri di battesimo a quelli dei defunti. A ogni modo è stato un vero assalto al bricco e al paese, poi anche alla stazione, mercoledì sera perlopiù in via telefonica, giovedì mattina con telecamere, microfoni e macchine fotografiche in quantità, alla ricerca dei siti, delle persone e dei paesaggi che Jorge Mario Bergoglio non ha frequentato molto ma sono sempre stati nel suo cuore di astigiano quasi doc, essendo tali suo padre e sua madre, sposati, sembra, nel 1931. I contatti erano e sono perlopiù via telefono e via lettera con i cugini Armando e Delmo, con la cugina Martinengo a Torino e con molti altri in territorio astigiano. Nelle varie interviste, tutti hanno espresso la loro sorpresa e la loro gioia per questo evento, un papa in famiglia, sempre tuttavia con la debita riservatezza tipicamente piemontese. Più esplosivo invece l’entusiasmo dei responsabili astesi, dal sindaco di Asti Brignolo a quello di Portacomaro Pierini, fino a Mariangela Cotto che più di tutti ha conosciuto il card. Bergoglio nella sua veste di arcivescovo di Buenos Aires, quando visitò più volte quel Paese nella ricerca di aprire una strada al ritorno di immigrati italiani in gravi difficoltà per la crisi economica terribile che colpì l’Argentina una quindicina di anni fa. In ogni caso il nome di Asti e di Portacomaro è risuonato sulle tv nazionali a partire da Bruno Vespa e da “Porta a Porta” dove è arrivato il saluto di Brignolo e il nome di Giancarlo Libert che nel suo libro Astigiani nella Pampa tratta in un’ampia nota la storia astigiana del card. Bergoglio ora papa Francesco. Tutti naturalmente, portacomaresi e astigiani, sperano di vederlo presto, qualcuno già a Roma per la festa dell’insediamento, tutti in una visita ufficiale, ben più risonante di quella capatina a cui era stato recentemente invitato, restando cardinale. Per il momento, domenica a Portacomaro Stazione si comincerà a far festa di ringraziamento a Dio per questo inatteso dono e di preghiera per papa Bergoglio come lui stesso ha chiesto con una solenne Messa festiva alle 11, concelebrata (assente per pellegrinaggio a Lourdes il parroco don Francesco Salas) dal vicario generale don Vittorio Croce e dal parroco emerito don Evasio Capra con specifico invito a tutti i parenti Bergoglio. Il vescovo celebrerà in Duomo alle 10.30 in ringraziamento e tutti i parroci faranno altrettanto. I familiari sono stati invitati ufficialmente a Roma per martedì 19 marzo, giorno di San Giuseppe, mentre la data dell’insediamento di papa Francesco sarebbe stata fissata mercoledì 27 aprile. Un cic cin col Grignolino per papa Francesco Volti sorridenti, gente assiepata lungo le strade, drappelli di paesani in attesa di comparire davanti alle telecamere di una tv qualunque. Portacomaro paese si è svegliata così, giovedì mattina, investito da un’inattesa ondata mediatica che ha travolto la comunità dopo l’elezione a sorpresa di papa Francesco o meglio di padre Bergoglio come tutti ancora lo chiamano. E lo stupore è stato il sapore che più si è gustato girando fra le stradine e le piazze di Portacomaro che assieme a Portacomaro Stazione si contende le radici del nuovo Pontefice. Anche se ufficialmente la casa d’origine della famiglia Bergoglio si trova nella frazione di Asti, in paese nessuno sembra farci caso, attribuendo a Portacomaro alto la vera paternità di Francesco I. E i portacomaresi doc sono esterrefatti dalla decisione del Conclave come sussurrano fra loro, mostrandosi invece sicuri e gioiosi di fronte agli obiettivi della stampa nazionale. “Quando ho sentito la notizia alla televisione sono andata in visibilio – racconta Rina Bianconi, abitante di Portacomaro -. L’emozione e la sorpresa sono stati forti così come la soddisfazione. Ha una faccia buona e sono sicura che farà del bene”. Un’emozione che non riesce a celare neppure Valter Pierini, sindaco del paese. “Sono molto orgoglioso delle origini di papa Francesco – commenta -. Lo sentiamo parte della nostra comunità e gli siamo grati di aver portato Portacomaro alla ribalta del mondo”. Una gratitudine che il sindaco intende dimostrare personalmente al Pontefice, invitandolo a trascorrere alcune ore nella sua terra d’origine e pensando anche a un viaggio a Roma per portare i saluti di tutto il paese. Sono invece parole di fede e speranza quelle pronunciate da don Andrea Ferrero: “Mi auguro che il Signore lo sostenga e che gli metta a fianco dei collaboratori validi. Spero inoltre che la scelta del nome sia indicativa e che porti, cioè, come San Francesco aveva fatto una nuova evangelizzazione e che il suo pontificato viva nel segno della povertà e della sobrietà”. I commenti naturalmente non corrono solo nelle strade, ma anche nei bar e nei negozi. Ognuno sembra avere un’opinione sul Santo Padre e queste opinioni sembrano essere tutte positive. “E’ un evento senza precedenti e, ovviamente, da questa mattina non si parla d’altro”, racconta Patrizia Cielo dell’Antica Farmacia della Villa, alla quale fanno eco gli avventori del circolo Anca. Lì, fra bicchieri di vino e aperitivi, è vera festa. Quando entriamo nel bar, sullo schermo della tv stanno passando proprio le immagini della proclamazione e un applauso, nonostante siano passate diverse ore, nasce spontaneo. Piero Macagno, presidente del circolo, ci mostra orgoglioso alcune foto che ritraggono alcuni parenti di papa Francesco che hanno combattuto la Seconda guerra mondiale, rivelandoci qualche retroscena: “Il cardinale Bergoglio è molto legato alle sue origini e sappiamo per certo che ha fatto visita al paese anche se in incognito – spiega -. Ha sempre mantenuto i contatti con i familiari tramite lettere ed e-mail e qui in paese sappiamo tutti che si faceva spedire in Argentina molte bottiglie di Grignolino”. Portacomaro paese, attraverso la voce dello storico barbiere Tino Daccà, lancia anche un appello al nuovo Pontefice: “Invitiamo ufficialmente papa Francesco a farci visita, lo accoglieremo a braccia aperte”. Una richiesta alla quale sembra voler dare eco anche l’assessore al Turismo di Asti Andrea Cerrato: “Stiamo lavorando per una serie di iniziative turistico-religiose nell’ambito del bicentenario di Don Bosco che cade il prossimo anno – spiega -. In quest’ambito abbiamo pensato a una serie di percorsi spirituali ed enogastronimici fra le colline dell’Astigiano che toccheranno anche Portacomaro e sarebbe meraviglioso se papa Francesco ci onorasse della sua presenza”. Chi invece non è rimasto stupito dalla nomina a papa del cardinal Bergoglio è stato Giorgio Valpioca, proprietario dal 1990 della cascina di Bricco Marmorito dove sono nati gli avi del pontefice, ma anche amico intimo del Santo Padre. Un’amicizia nata dopo la visita dell’allora cardinale Bergoglio alla casa natia, datata 2011. “Poco prima del Conclave – racconta – ci siamo sentiti tramite mail e in questa occasione mi ha chiesto di pregare per lui. Come al solito mi è sembrato deciso e determinato, per questo la sua elezione non mi ha colto di sorpresa. In ogni sua missiva lasciava trapelare una forte personalità, fatta di capacità umane e culturali che lo hanno condotto alla guida della Chiesa Catttolica”.
Le reazioni illustri
Mons. Francesco Ravinale, vescovo di Asti, è tre volte contento per l’elezione del nuovo papa: “Sono contento per tutti i cattolici perché hanno un nuovo papa, per i cattolici di Roma perché hanno di nuovo un vescovo, e anche per i cattolici astigiani per l’elezione di un papa originario della nostra terra”. C’è anche, con un po’ di “civetteria” per l’omonimia, un’impressione molto positiva per il nome scelto da Jorge Mario Bergoglio come pontefice: “Il nome Francesco evoca, al di là delle intenzioni che hanno guidato la scelta del nuovo papa, precisi valori incarnati innanzitutto da San Francesco di Assisi”.
Fabrizio Brignolo, sindaco di Asti, commenta innanzitutto il significato per tutti dell’elezione del nuovo papa: “In un momento di incertezza è positivo che si sia arrivato a un’elezione in tempi brevi, a indicare un largo accordo sul nome del nuovo pontefice”. Brignolo aveva già inviato nei giorni scorsi l’invito all’allora “solamente” cardinale Bergoglio a venire ufficialmente in visita ad Asti. L’imprevisto dell’elezione a papa rende però a questo punto praticamente impossibile l’accoglimento della visita. “Piuttosto – prosegue il sindaco di Asti – saremo noi ad andare a trovarlo presto in Vaticano in rappresentanza del Comune”. Papa Francesco potrebbe nei prossimi anni venire in visita ufficiale ad Asti. Brignolo si augura che l’occasione possa presto venire nel 2015 quando si celebrerà il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco.
Mariangela Cotto incontrò per la prima volta Jorge Mario Bergoglio quando era cardinale, nel corso di un viaggio in Argentina nel 2002: “Ricordo un uomo di estrema semplicità, che era a suo agio nel parlare in piemontese (“Parluma piemunteis!”); insisteva molto sul fatto che l’Argentina (all’epoca dilaniata da una grave crisi economica, ndr) dovesse andare oltre la cultura dell’assistenzialismo, in quanto aveva le capacità per risollevarsi”. Cotto ricorda ancora: “Mi disse che sarebbe venuto molto volentieri ad Asti. Nel 2002 gli donai una bottiglia di grignolino, prodotto nella vigna dei suoi nonni, con un’etichetta dedicata per l’occasione. Bergoglio dimostrò di gradire molto”.