Il settore agricolo, come gran parte delle attività lavorative e non solo, sta vivendo un momento drammatico, dovuto all’attuale contingenza, che vede protagoniste pandemia, guerra, crisi economica e, non ultimi, i devastanti cambiamenti climatici.
Più volte abbiamo posto l’attenzione su questi argomenti, indagandone cause, effetti ed ipotetiche soluzioni. Ora però vogliamo capire come l’imprenditoria agricola si pone di fronte a questi fatti.
Per farlo, abbiamo dato voce al punto di vista di un giovane imprenditore, che guarda al futuro con occhi attenti e curiosi. Lui si chiama Luigi Gilardetti ed è titolare dell’Azienda Agricola ‘Ventuno Marzo’ di San Damiano d’Asti.
La coltivazione principale è il bulbo Crocus sativus L., meglio conosciuto come zafferano. “Questa coltura mi affascina da sempre.” afferma il titolare e prosegue “Ho iniziato con qualche bulbo nell’orto di casa e, poco alla volta, ho ampliato la produzione. Inoltre sperimento con diverse erbe officinali ed aromatiche, dalle più classiche a quelle un po’ meno conosciute.”.
Incuriositi dal nome dell’azienda, ne domandiamo il significato e la filosofia. Luigi spiega “Ho scelto il nome ‘Ventuno Marzo’ per due motivi. Il primo è che il 21 di marzo è il primo giorno di primavera, il periodo dell’anno in cui la natura riprende il proprio corso dopo mesi di riposo; uno dei valori che l’azienda porta con sé è il riscatto del territorio, delle persone ma soprattutto dell’agricoltura, che negli ultimi decenni è stata incapace di stare al passo con l’evoluzione della società. Inoltre questa è anche la giornata nazionale della memoria e dell’impegno, istituita per ricordare tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata; potrà sembrare una tematica apparentemente distante dal mondo agricolo ma in realtà è profondamente intrinseca e mi piacerebbe far riflettere sull’importanza dell’impegno quotidiano che ognuno di noi può mettere in campo in questo ambito”.
Cosa lo ha spinto ad aprire un’azienda agricola? L’imprenditore ci racconta “Mosso da una grande passione per la terra e tutto ciò che comporta il saper coltivare, nel 2020 ho iniziato quest’avventura. La mia famiglia non ha origine contadine e questo aspetto mi accompagna ogni giorno, nel bene e nel male, perché da una parte c’è lo stimolo di una grande sfida, dall’altra la difficoltà evidente di partire da zero. Ho profonda stima per chi si prende cura della terra da molto tempo e cerco di imparare tutto ciò che mi può essere utile. La tradizione è fondamentale per costruire un ottimo punto di partenza ma non reputo che sia l’unica via; ritengo invece, con il dovuto rispetto, che sia stimolante metterla in discussione per aprire nuovi spiragli di futuro. L’agricoltura negli anni ha fatto una tremenda fatica per stare al passo con l’evoluzione di un mondo che corre e, nel mio piccolo, mi piace pensare di contribuire al suo rinnovo e cambiamento.”.
Prosegue “L’azienda nasce dalla volontà di strutturare un’idea di agricoltura innovativa, che sappia prendere spunto dalla tradizione e, attraverso l’etica del lavoro, coltivare prodotti di qualità. Pensare fuori dai soliti schemi, capire quali nuove colture possono adattarsi al territorio, spingersi oltre, sperimentare e soprattutto preservare la biodiversità, mettendo al primo posto quello che ci circonda, anziché perseguire sempre e soltanto il guadagno. Inoltre, lavorando con la Cooperativa Sociale Esperanto di Castel Volturno, ho appreso il valore dell’etica del lavoro. La Cooperativa, che gestisce un bene confiscato, mette in pratica progetti di agricoltura sociale, collaborando con persone che presentano fragilità. Lavorare in questo modo significa riempire il ‘contenitore lavoro’ non soltanto di fatiche, sacrifici e profitti ma anche di dignità, scelte coraggiose e tanta bellezza d’animo.”.
Affrontiamo anche il tema delle difficoltà, dovute soprattutto all’attuale contingenza e Gilardetti confessa “Un contadino ama il proprio lavoro, anche se comporta fatiche e sacrifici. Anche io ho affrontato molte difficoltà, come la burocrazia iniziale, la ricerca dei terreni da coltivare, la ricerca dei contatti, la commercializzazione del prodotto… Vi sono però tante piccole soddisfazioni quotidiane, dal bulbo di zafferano che mi regala quattro fiori al commento su instagram che mi invita a non mollare…”.
Prosegue “La mia attività, come moltissime altre, accusa il colpo di pandemia, guerra, crisi economica e cambiamenti climatici. Il collasso climatico è ormai evidente e siamo costretti a lavorare in continuo stato di emergenza. Un anno fa, nel giro di mezz’ora, una bomba d’acqua ha spazzato via il 70% dello zafferaneto, mentre qualche giorno fa sono caduti 66.8 mm di acqua in una manciata di minuti e si è sfiorata un’altra catastrofe. Strettamente collegata c’è poi la crisi economica. Competere con la GDO è diventato praticamente impossibile, basti pensare che in Italia importiamo più del 90% di zafferano da Paesi esteri, contribuendo alla distruzione del tanto caro ‘made in Italy’. Dovremmo iniziare a pensare come rivoluzionare la filiera agroalimentare, perché questa situazione non è più sostenibile. Per arginare tale crisi, vi sono alcuni strumenti che possiamo utilizzare, come i ‘patti di filiera’ (che garantiscono un’equa distribuzione a tutti gli attori della filiera) e la sensibilizzazione dei consumatori verso acquisti consapevoli (che comporta conoscere cosa portiamo sulle nostre tavole). Tali azioni contribuirebbero anche a limitare i cambiamenti climatici; basti pensare all’inquinamento prodotto per trasportare frutta e verdura (il comparto agricolo emette il 23% di gas serra), quando potremmo affidarci al km0. Dobbiamo partire innanzitutto da noi stessi e parallelamente auspicare che la politica adotti strumenti drastici, così com’è drastica la crisi climatica”.
In linea con i miei principi, l’azienda è tra le 200 firmatarie della campagna ‘Siamo alla Frutta’, promossa dall’Associazione Ambientalista ‘Terra!’, che si occupa anche di progetti legati all’agricoltura ecologica. In particolare questo progetto è un appello alla politica, affinché attui alcune normative per offuscare l’ossessione della grande distribuzione organizzata per l’estetica dei prodotti, che sta uccidendo l’agricoltura italiana. Nonostante io non sia un produttore di frutta, ho firmato perché ritengo che per ottenere risultati occorra fare rete ed interessarsi anche di battaglie che non ci portano vantaggi o profitti diretti.”.
Guardando al futuro… “Non è nella mia indole essere pessimista, però vedo il futuro incerto. Detto questo, c’è la volontà di andare oltre poiché, prendendomi cura di un pezzetto della nostra amata Terra, sento la responsabilità di fare un lavoro importante. Sarebbe troppo facile mollare alle prime difficoltà!”.
Conclude “Fin da bambino andavo nell’orto con i miei nonni e sono loro che mi hanno trasmesso la passione per l’agricoltura. Ricordo che mio nonno mi ripeteva sempre una frase… ‘La calma è la virtù dei forti’. Ed è davvero così. Per un contadino è fondamentale pazientare e saper aspettare il momento giusto per raccogliere. Solo ora ne comprendo appieno il significato e custodisco gelosamente questo insegnamento… “.
Stefania Castino