Si avvia a conclusione la settimana dedicata al Negroni, l’aperitivo che con la sua storia ricca di varianti ed evoluzioni ha attraversato tutto il ‘900 ed ora sta riscoprendo una seconda giovinezza, o forse acquisita maturità, come si conviene a tutto ciò che dopo il successo iniziale si conferma in classico.
A questo principe degli aperitivi in casa Cocchi, azienda fondata pressoché con il suo nascere, e che tutt’ora produce uno degli ingredienti più apprezzati per la sua preparazione: il Vermouth, ha voluto dedicare alcune considerazioni che, oltre a tracciarne la storia, ormai così difficile da distinguere con le tanti mitizzazioni che le sono state associate, consigli anche quali elaborazioni sperimentare per provare il massimo soddisfacimento nell’assaporare i cocktail che hanno come base il più caratteristico dei vini aromatici piemontesi.
“Negroni nella storia”, così sono intitolate queste considerazioni, vogliono essere viaggio nel tempo tra cocktail anche meno conosciuti della sua proposizione classica ma che, nonostante tutto, hanno assunto un ruolo importante nella storia del costume e dei gusti e che oggi i Vermouth di Cocchi potranno far brillare di nuova luce; si parte dall’essenzialità di “Mito” apparso nel 1860 al Camparino a Milano mediando il nome da quello dei luoghi d’origine dei suoi componenti fondamentali: il Campari di Milano ed il Vermouth di Torino, fino ad arrivare allo “Sbagliato” del 1972 che è via di mezzo tra un Americano e un Negroni, inventato per errore, da cui il nome, al Bar basso di Milano quando Mirko Stocchetto durante una serata versò, con un gesto tanto improvvido quanto fortunato, del vino frizzante anziché del gin nello shaker. Non è stata neanche dimenticata la caratteristica essenzialità del Boulevardier risalente al 1927 quando il cocktail, da gustarsi preferibilmente nei bistrot lungo i caratteristici viali parigini, fu invento da Harry MacElhone e dedicato alla rivista di Erskine Gwynne che con i boulevard condivideva il nome. Poi nel 1950 è comparsa la caratteristica “freschezza” del Cardinale ispirato, racconta la tradizione, da un porporato tedesco che usava bere il suo cocktail con gin, bitter e vino speziato scegliendo per quest’ultimo componete una proposizione in “secco” anziché “dolce” .
Per celebrare l’evento “Follow the history of Negroni” è stato realizzato un manifesto firmato dall’artista astigiano Fabio Orioli; illustratore con una passione per il Food&bev ha caratterizzato l’opera con la sua personalissima cifra stilistica improntata all’essenzialità ed alla pulizia del tratto che conferiscono all’insieme un’immediata comprensione. “L’idea di presentare il Negroni, cocktail iconico e di straordinaria linearità, – ha spiegato l’artista – è stata l’ispirazione per rappresentare la famiglia dei sette prodotti di punta di casa Cocchi. Nel manifesto primeggia un jigger stilizzato da cui viene versato un liquido rosso che si trasforma in una linea del tempo, quasi un ideale albero genealogico, che lega e imparenta le diverse miscele”.
Il manifesto, stampato in edizione limitata diventerà un reperto da collezionare ed eventualmente ammirare, poiché anche l’occhio vuole la sua parte, degustando una delle tante realizzazioni che abbiano come elemento caratterizzante appunto questo vino aromatico piemontese la cui presenza è essenziale per tanti prodotti: tutti quelli che hanno come componente imprescindibile il Vermouth. Così chiosano in casa Cocchi mentre si impegnano a proporne le numerose varianti tra le quali l’Americano nelle sue versioni Bianco e Rosa, classico aperitivo di Asti a base di genziana; il Vermouth amaro Dopoteatro, perfetto per il dopocena; il Barolo chinato ideato da Giulio Cocchi e riconosciuto da decenni come il perfetto vino da abbinamento al cioccolato ed ancora tanti altri che si potranno aggiungere all’elenco.
Domenico Bussi