L’antico gesto senza tempo del narrare al centro dei laboratori che la Scuola Holden ha allestito per gli studenti del nostro liceo. In una serie di due incontri per il gruppo del biennio e altrettanti per il triennio, infatti, giovani docenti della scuola di narrazione, fondata da Alessandro Baricco a Torino, hanno affrontato l’ossatura dell’atto narrativo, i suoi cardini, le sue cifre essenziali e le sue fondamenta, con gli studenti del Vercelli. 

Da un’idea della professoressa Francesca Borio, il laboratorio si articola in un incontro ad Asti, nelle aule del Liceo, e ha in programma una sessione di lavoro a Torino, nell’ex Caserma Cavalli dell’Arsenale militare di Torino, in piazza Borgo Dora, sede, dal 2013, della Holden, appunto (il 25 febbraio e il 13 marzo). 

Per i ragazzi del triennio, la riflessione sulla parola narrante è scaturita dal termine intraducibile Xibipiio (che arriva dell’Amazzonia e, più che un oggetto o un’azione, designa un moto d’animo, quello legato all’inizio della transizione, del passaggio, al sentimento di soglia varcata o limite da valicare), per stimolare i ragazzi a riflettere  (e tradurre in parole questi pensieri) su ogni cambiamento in atto e ogni doglia legata alla novità e al futuro. Per il biennio, il nucleo tematico sarà il Mostro (a scuola, il 6 marzo), nella sua etimologia più vera e fondante, quella di prodigio, evento eccezionale, quasi miracolistico. Eppure, a quel termine si associa, oggi, l’atavico orrore per il diverso, il brutto e per tutto ciò che ci spaventa e ci disgusta. Su questa iniziale ambivalenza semantica, sono state edificate molte narrazioni che hanno avuto un ruolo decisivo nell’ultimo secolo. 

Il focus dell’attività sarà il racconto del sé e sulla revisione del testo e sulla restituzione, momento fondamentale per evitare di disperdere il lavoro e condurre in porto l’attività, con tanto di feedback.