Per il secondo anno consecutivo, la squadra del liceo F. Vercelli si qualifica per le Final di ZeroRobotis, competizione organizzata dal Massachusetts Institute of Technology di Boston, in collaborazione con NASA ed ESA, e rivolta agli studenti delle scuole superiori di tutto il mondo.
La squadra del Liceo si chiama, da sempre, “House of Coders” ed è formata, quest’anno, da Matilde Brovero, Andrea Cacherano, Davide Fassio, Valentina Mossotto, Daniele Muffato, Alessandro Pasqualini, Ludovica Rainero, Chiara Spriano e Simone Visca. Gli studenti hanno affrontato una prova consistente nella programmazione dei movimenti di un satellite, evitando la collisione con i detriti spaziali, affinché raggiunga il Rendez Vous con un altro satellite e, agganciatolo, lo traini in una data posizione.
La fase finale si svolgerà il 28 gennaio a bordo della ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, dove i codici scritti dai concorrenti verranno testati sperimentalmente con satelliti veri, gli “Spheres”. Tre, invece, i teatri terrestri delle sfide: gli studenti finalisti parteciperanno in collegamento streaming da Boston (per le squadre americane), da Alicante (per quelle europee) e da Sydney (per i team di Asia e Oceania). La squadra sarà accompagnata dai professori Antonio De Salvo (Informatica), tutor della squadra, e Giovanni Bosco (Fisica).
Iniziata con una scrematura estiva tra le squadre italiane, a cura del Politecnico di Torino, la competizione è proseguita nei mesi successivi, passando attraverso fasi eliminatorie a livello mondiale e la costituzione di alleanze internazionali tra squadre. I ragazzi del Vercelli si sono schierati con i colleghi di Vercelli e di Potomac, città americana nei pressi di Washington DC. Dalle iniziali 240 squadre, solo 17 parteciperanno alle Final, suddivise in Alliance (14 gruppi) e Virtual (3 gruppi, in cui figura l’alleanza della squadra astigiana).
I codici saranno poi utilizzati dalle Agenzie Spaziali per le attività di pulizia dello spazio dagli innumerevoli oggetti che vengono definiti “detriti” e che si sono accumulati in orbita nel corso dei decenni di corsa allo spazio dell’umanità.