Chiara Buratti è attrice per il teatro, il cinema e la tv, presentatrice di diversi programmi di Rai Cultura e Rai Scuola, volto conosciutissimo in città. Mamma del diciassettenne Francesco e moglie dell’amato Massimo Cotto, improvvisamente scomparso l’estate scorsa. Attualmente sta portando in scena lo spettacolo teatrale “Quattro donne”, scritto da lei con la collaborazione di Giannino Balbis e da lei interpretato insieme a Tommaso Massimo Rotella.
“Quattro donne” è uno spettacolo scritto da lei. Da dove è arrivata l’idea?
“La scintilla è scoccata durante il periodo del covid. Mentre eravamo chiusi in casa, dopo aver interpretato sempre testi scritti da altri, ho sentito l’esigenza per la prima volta di scrivere un testo mio, parlando di donne. Avevo appena terminato un programma per Rai Scuola sulle donne di scienza e ho avuto un colpo di fulmine per Maryam Mirzakhani, matematica iraniana che a 36 anni è stata la prima a vincere la Medaglia Fields, che è il Nobel per i matematici”.
Di che spettacolo si tratta?
“E’ uno spettacolo che racconta luci e ombre di ogni donna, delle quali non indago tanto i riconoscimenti che hanno ottenuto, ma il processo che le ha portate a diventare quello che sono diventate attraverso le loro “ambizioni audaci”; donne che hanno saputo andare oltre i pregiudizi, le difficoltà, le critiche per seguire i loro obiettivi, le loro vocazioni, i loro talenti. Tutte sono riuscite a portare avanti le loro battaglie non attraverso grandi ribellioni: la battaglia più forte è quella di seguire i propri sogni”.
C’è una delle quattro figure di donne alla quale si sente particolarmente vicina?
“In ogni donna che racconto ho trovato una parte di me. La follia di Pannonica de Koenigswarter, che lascia cinque figli dopo essere stata folgorata dalla musica jazz attraverso l’ascolto di “Round midnight” e crea una sorta di cenacolo per artisti; la passione di Suzanne Lenglen, straordinaria tennista francese, forte e determinata, che ha vinto tutto ciò che c’era da vincere, ma anche così fragile da scoppiare in un pianto dirotto al termine di un incontro con un’avversaria; la dolcezza, la praticità e la creatività di Maryam Mirzakhani, che stendeva fogli di carta sul pavimento per realizzare figure visionarie che la portavano poi a equazioni matematiche che le sono valse il premio più ambito. Ogni donna, in fondo, è tutte le donne, con la forza, la fragilità, la follia e i sogni”.
L’INTERVISTA COMPLETA E TUTTI GLI APPUNTAMENTI DI CITTà E PROVINCIA PER L’8 MARZO SUL NUMERO DELLA GAZZETTA D’ASTI IN EDICOLA DA VENERDì 7 MARZO 2025
Laura Avidano