Decido di chiamare Dario Vergassola al cellulare, il noto autore e conduttore di programmi televisivi e radiofonici. Sono un po’ nervoso, ho avuto il suo numero all’ultimo e non mi sono manco preparato, e mi chiedo se sarà impegnato, se sarà gentile o magari scontroso, nonostante la sua fama di comico. Dall’altra parte del telefono trovo invece una persona molto disponibile e cortese, che, tra una chiacchierata con me e con qualcun altro per strada, riesce a farmi sorridere, condividendo con entusiasmo alcuni dettagli sul suo ultimo spettacolo.
Stiamo parlando di “Storie Sconcertanti” che andrà in scena martedì 29 alle 21 all’Alfieri e chiuderà la stagione 2024-2025, ricca di successi e grandi soddisfazioni, con l’ennesimo sold-out.
Con “Storie sconcertanti”Dario Vergassola festeggia venti anni di carriera riproponendo parte del suo ricchissimo repertorio di interviste, il ritmo è irresistibile, riesce a far riflettere il pubblico e a scalfirne le convinzioni ottenendo lo “sconcerto” citato nel titolo, senza dimenticare l’autoironia.
Ci parli di questo nuovo spettacolo “Storie sconcertanti” …
Sono vent’anni di carriera, ci sarà un po’ di tutto…uno spettacolo trasversale, adatto a tutti, che parte dalle favole del volume “Storie vere di un mondo immaginario” che ho scritto qualche anno fa. Ci saranno pezzi dei personaggi che ho incontrato che mi hanno permesso di diventare un comico ed anche umorista, inframezzate da qualche canzone evergreen , un paio di storielle delle Cinque terre… e poco altro. Il pubblico non lo si può intrattenere più di un’ora ed un quarto…poi dopo si diventa noiosi.
Che cosa rifarebbe e che cosa le manca in questa sua lunga carriera?
Sicuramente il programma con Serena Dandini, però ce l’hanno chiuso, forse eravamo troppo ingombranti…è stato unico nel suo genere. Poi ad “Only fun” mi sono divertito parecchio, ne ricalcava un po’ le orme. Adesso sto girando una fiction Rai dal titolo “ Una finestra vista lago” ambientata sul Lago d’Orta e a Miasino negli anni ‘20 in cui svolgo una piccola parte tratta dall’omonimo romanzo di Vitali.
Torna ad Asti, una città di quella provincia che le è tanto cara…
Non me ne voglia ma la prima cosa che mi viene in mente di Asti è il pronto soccorso…ne sono un frequentatore assiduo in tutta Italia, sono un’ipocondriaco, ansioso e depresso, mi ricordo la giostra di legno e il personale che era stato molto disponibile e gentile. Sono innamorato della provincia, vengo da La Spezia e ho viaggiato molto in Italia. Amo il nostro paese con le sue bellezze e luoghi speciali, ma alla fine torno sempre a casa, anche se devo fare 300 km dopo una serata. Il legame con i posti dove sono cresciuto è forte, così come quello con gli amici di sempre, a cui sono molto affezionato. Con loro si diventa quasi famiglia, e si cerca sempre di prendere il meglio, perché in certi posti ci sono sempre ottimi ingredienti: le persone. Quando sono lontano da La Spezia, mi manca il mare, e appena posso torno nei posti dove facevo il bagno da bambino.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 25 aprile 2025
Massimo Allario