Debora Scalzo, astigiana di nascita e milanese di adozione, artista poliedrica, che nasce come scrittrice di successo, ha esordito alla regia con un docufilm sul giudice assassinato dalla Mafia, Paolo Borsellino, dal titolo “Paolo Vive”. Il film è già uscito in tutte le sale italiane il 19 ottobre.
Con “Paolo Vive” è riuscita a realizzare un sogno che aveva fin da bambina. Che cosa ha rappresentato per lei questo docufilm?
“Assolutamente ho realizzato il sogno custodito per troppo tempo nel mio cassetto. ‘Paolo Vive’ per me rappresenta la mia rivincita, la mia forza, la mia determinazione e il mio sacrificio. Durante le anteprime nazionali in Sicilia, non le nego che appena si sono abbassate le luci sono dovuta uscire dalle sale perché le lacrime hanno preso il sopravvento, lacrime ovviamente di gioia. Poi tra l’altro era appena uscita la notizia di un primo importante riconoscimento arrivato dalla “British Columbia University”: ‘Paolo Vive’ diventerà ufficialmente materiale di studio per l’educazione alla legalità presso la prestigiosa università di Vancouver che mi ospiterà il prossimo 20 marzo per un incontro emozionante con gli studenti.
E questo per me è solo l’inizio…”.
Come è stato l’esordio alla regia…
“Emozionante. Dopo anni di scritture in veste di sceneggiatrice, ho sentito l’esigenza di poter realizzare un progetto totalmente mio. Un progetto dove oltre a essere la regista e sceneggiatrice, sono anche il produttore esecutivo e firmo la colonna sonora insieme a Roberto William Guglielmi (già autore di Maninni e Ermal Meta, ndr), prodotta da Gianni Pollex (già autore di Elodie, Ermal Meta, Emma Marrone, Chiara Galiazzo e tanti altri, ndr). Esordire alla regia mi ha donato emozioni indescrivibili, ho imparato tante cose nuove, ho vissuto un progetto cinematografico a trecentosessanta gradi ed è stato magico. Il docufilm dura due ore e mezza, è diverso dalla tipologia classica di documentari già visti perché c’è la parte filmica recitata da Torrisi ma la parte “docu” sono interviste dirette con contributi fotografici inediti, concessi dalle famiglie. Foto inedite di Borsellino che i figli Manfredi, Lucia e Fiammetta mi hanno donato, foto stupende. Ringrazio di cuore tutti i familiari e la Casa di Paolo per avermi sostenuta. Voglio portare al cinema film sulla legalità, film da cui i giovani possono trarre ispirazione”.
Quali difficoltà ha incontrato per la realizzazione?
“Realizzare questo progetto è stato un lungo cammino: dalla parte film con la mia stesura della sceneggiatura alla parte docu con tutte le personalità da intervistare che ho scelto personalmente con accuratezza. Ho voluto solo persone che hanno amato, stimato e vissuto realmente il giudice. Difficoltà e criticità sì ci sono state quando mi sono sentita dire: ‘Perché devi girare un docufilm che racconta la storia di un uomo morto trent’anni fa: ormai è morto’, oppure ‘Sei femmina, che ne puoi sapere di certe dinamiche’. Tra l’altro vi racconto un aneddoto che lì per lì può sembrare critico e difficile ma che io ho saputo affrontare: ‘Paolo Vive’ abbiamo iniziato a girarlo la settimana dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, quindi siamo arrivati a Palermo in un momento molto forte e la cosa che più mi è rimasta dentro è quando abbiamo girato la scena di Bruno davanti al Palazzo di Giustizia, prima di arrivare sul set per strada si vedevano locandine enormi con scritto ‘Matteo Messina Denaro sei Cosa Nostra’. Ecco, questo non lo dimenticherò mai. Mi ha scosso nel profondo tutto ciò ma allo stesso tempo è stata la mia forza per andare avanti e realizzare un qualcosa di unico per omaggiare un uomo onesto come la stragrande maggioranza dei siciliani”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da giovedì 31 ottobre 2024
Massimo Allario