“Non amo fare bilanci: ma sono quasi quarant’anni che servo la Diocesi di Asti come parroco: dal 1983 a San Silvestro e dal 2003 a San Secondo e Santa Maria Nuova”. Don Giuseppe Gallo, recentemente nominato Penitenziere diocesano, passerà l’incarico a don Andrea Martinetto – oggi parroco di Portacomaro Stazione, Caniglie, Castigliole e Migliandolo – ma continuerà a collaborare con don Andrea sulle parrocchie di San Secondo, Santa Maria Nuova e San Silvestro. “Ho 77 anni adesso – dice – e siamo invitati a dimetterci quando ne abbiamo 75, per non far invecchiare e intristire la Pastorale”, aggiunge.
Don Gallo, don Andrea Martinetto l’ha affiancata per alcuni anni come viceparroco: quali sono i tratti del suo carattere che potranno aiutarlo maggiormente in questo nuovo compito?
“Prima di tutto è meritorio investire sui giovani: è importante e doveroso. Sono contento che arrivi don Andrea, che conosce già le parrocchie. Nel suo mandato si era occupato soprattutto dei giovani, oggi dovrà pensare a tutti. Ma lui è soprattutto un uomo di fede, una cosa non scontata: non tutti i preti sono uomini di fede, sa? Io stesso, più mi immergo nell’esperienza cristiana più mi sembra di non aver mai iniziato a esserlo. Lo diceva Giovanni Paolo II già 40 anni fa: sembra che siamo solo all’inizio dell’evangelizzazione.
Andrea è anche un uomo di dialogo, e una persona che sa affrontare i problemi con serenità”.
La fede prima di tutto…
“Nel libro “Benedetta crisi” Erio Castellucci dice che questa crisi epocale che viviamo, questo tempo difficile e drammatico, è davvero entusiasmante per un cristiano. È un tempo bellissimo questo per testimoniare il Vangelo”.
Qual è l’aspetto più difficile che stiamo vivendo?
“In un frangente come questo, con pochi preti a disposizione, si rischia di avere una Chiesa che organizza più che una Chiesa che ascolta. Dobbiamo tornare ad ascoltare tutti. Non è questo il senso del Sinodo? Un grande ascolto”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 17 giugno
Marianna Natale