Fede, scienza e progresso. Nella nuova era del digitale, quali sono le nuove frontiere, e quali sono le implicazioni filosofiche ed etiche? Se ne è parlato al convegno internazionale “La spiritualità nell’era dell’IA. Verso una nuova consapevolezza?” promosso dall’Associazione Liber School e ospitato presso il Centro Congressi Damanhur Crea di Vidracco (Torino). Il seminario ha rappresentato la conclusione del progetto formativo “Transizione digitale nel percorso educativo” che si è concentrato sugli attuali sviluppi dell’I.A. e sul rapporto presente e futuro con i giovani. Ne abbiamo parlato con uno dei relatori intervenuti al convegno, Luigi Berzano, Sociologo della religione e Professore Ordinario emerito di Sociologia al Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino e attualmente direttore la collana Spiritualità senza Dio di Edizioni Mimesis.

La spiritualità nell’era dell’IA: stiamo andando verso una nuova consapevolezza?

“Non ci rendiamo pienamente conto di cosa affrontano le scienze di frontiera in riferimento alla tecnologia. E per quanto riguarda la spiritualità: c’è una parte degli individui che sta andando verso quella direzione, più individuale. Non abbracciano le religioni perché le pensano troppo costruite e quindi ognuno si crea la propria spiritualità”.

Cosa è emerso maggiormente dal seminario?

“Una posizione rigida sull’impossibilità della coscienza artificiale: l’IA non potrà mai avere il concetto di vissuto, che è un concetto legato alla memoria e alla biografia. I robot potranno essere in grado di riprodurre tutto in tempo reale, ma non hanno un vissuto. Non ha senso quindi parlare di coscienza artificiale: per quanto si possa progredire, la coscienza è una prerogativa tutta umana”. 

E dal suo intervento?

“Era incentrato proprio su questo aspetto: «Coscienza artificiale e spiritualità. Analogie». Ho proposto una prospettiva che vede nel passaggio dall’intelligenza artificiale alla coscienza artificiale tre possibili interpretazioni: il problema, l’enigma, il mistero. Il problema si presenta come un compito alla nostra portata. L’enigma è in una posizione intermedia tra problema e mistero, poiché stupisce, paralizza, ma sfida ad essere risolto con due tipi di spiegazioni: la prima fornisce la chiave dell’enigma e lo scioglie; la seconda fa comprendere che cosa lo rendesse un enigma. Il mistero va al di là dell’umano, in modo tale che la distanza che lo separa dalla nostra capacità di comprensione sembra troppo grande da poter immaginare di colmarla. Il mio intervento ha esplorato la direzione del Mistero, indicando elementi per giustificare sia l’ottimismo del trans-umanesimo sia la sua impossibilità”.

Federica Bassignana