Dopo giorni di tempesta sulla Fondazione Centro Studi Alfieriani, con una vicenda che ha smosso l’opinione pubblica a sostegno della storica direttrice, Carla Forno, abbiamo avuto l’opportunità di farci raccontare dal presidente Enrico Mattioda le linee che con il suo mandato sta perseguendo.
Nominato presidente della Fondazione nell’ottobre 2023, Mattioda è un accademico di grande esperienza nel campo degli studi umanistici. La sua nomina è arrivata dopo un periodo di transizione e cambiamento all’interno dell’ente a seguito delle dimissioni del precedente presidente. La Fondazione, che custodisce il prezioso patrimonio di Vittorio Alfieri, è un punto di riferimento per lo studio e la promozione della sua opera, e una delle eccellenze e dei fari culturali della nostra città.
Mattioda è stato chiamato a guidare la Fondazione in un momento cruciale, con l’obiettivo di rafforzare il suo ruolo nella ricerca, nella conservazione e nella diffusione della cultura alfieriana, per proseguire nel percorso di valorizzazione di un’eredità che continua a essere di grande rilevanza per la cultura nazionale.
Presidente, qual è l’indirizzo d’azione che ha scelto per Fondazione con il suo mandato?
“Credo che la Fondazione debba avere una natura molteplice: da una parte continuare a valorizzare le edizioni e lo studio di Alfieri, dall’altro puntare sulla rivalutazione della sua figura presso il pubblico, in particolare quello più giovane, con mostre, spettacoli e uso dei nuovi media. Sarà importante continuare a stabilire sinergie sul territorio: siamo già attivi su questo fronte e speriamo presto di realizzare dei progetti comuni con altri enti. Nell’anno in corso ho preferito iniziare allestendo una mostra dell’artista newyorkese Daniel Rineer che ha riletto l’iconografia alfieriana. Mi sembrava giusto dare un segnale di rinnovamento rispetto al passato. Inoltre, la sinergia con la Fondazione Asti Musei ha permesso di acquisire un prezioso manoscritto delle opere politiche di Alfieri. Non sono poi mancate conferenze e presentazioni di libri. Nel frattempo, abbiamo ricominciato con la programmazione di edizioni alfieriane. Abbiamo appena pubblicato una monografia di Bartolo Anglani sullo scandalo londinese di Alfieri. Nei prossimi mesi riprenderemo la pubblicazione dell’Edizione Nazionale delle opere di Alfieri. Pubblicheremo l’edizione del manoscritto delle opere politiche, a cura di Lucia Bachelet, e quella dei poemi “L’America libera” e “L’Etruria vendicata”, a cura di Alessandro Vuozzo. Sono poi in preparazione altri due libri: uno sul conte Agostino Tana, uno dei mentori di Alfieri, a cura di Fabrizio Foligno, e un’innovativa monografia sulla Vita del poeta astigiano scritta da Francesca Fedi, una delle più acute studiose di Alfieri. Frattanto, ho stabilito contatti con il comitato per le celebrazioni del centenario della morte di Piero Gobetti, che scrisse la sua tesi su Alfieri. Tra il 2026 e il 2028 organizzeremo convegni e incontri su Alfieri e Gobetti”.
Quali sono a suo avviso i principali punti di forza dell’Istituzione e quali i punti su cui è necessario intervenire e le potenzialità?
“La Fondazione ha una fama consolidata che va però rafforzata: può diventare un punto di riferimento per gli studi sul Settecento italiano e creare sinergie con analoghe istituzioni in Europa. Le case dei poeti sono poi una delle attrazioni turistiche da valorizzare, ma la potenzialità turistica della casa museo può trasformarsi in centro di attrazione solo se si riesce a fare rete sul territorio, a creare percorsi. Dopo le difficoltà dei decenni precedenti ci aspetta ancora un grande lavoro: dobbiamo riuscire a tenere la biblioteca aperta al pubblico, riallestire l’archivio, creare iniziative in grado di fidelizzare l’utenza (gruppi di lettura, presentazioni, concerti, ecc.). Su questo fronte sarà importante riuscire a rafforzare numericamente il personale, assumendo dei giovani astigiani che abbiano competenze diverse in modo da rispondere alle varie esigenze organizzative e progettuali”.
Ci racconta le novità sulla vicenda che sta tenendo banco in questi giorni ad Asti, relativa alla contestazione disciplinare alla direttrice Carla Forno?
“Come ormai noto, presidente e consiglio di amministrazione all’unanimità hanno reintegrato Carla Forno. La decisione è stata presa per il bene della Fondazione. I problemi da me sollevati rimangono e saranno presto affrontati in una nuova riunione. Siamo però tutti d’accordo che occorre affiancare altro personale alla dottoressa Forno e che andranno stabilite delle regole. Ora l’importante sarà superare il polverone mediatico creato dall’avvocato Florio, che evidentemente non sapeva come controbattere le contestazioni e ha pensato bene di calpestare la deontologia professionale che gli imponeva il silenzio su un procedimento in corso. In questo modo ha creato una falsa narrazione sul cattivo venuto da fuori che vuol minacciare la buona astigiana. Certe dichiarazioni provocate da questa falsa narrazione e il testo della petizione contenevano menzogne e affermazioni diffamatorie: la stessa Consulta degli studiosi di letteratura italiana è intervenuta per condannare questo clima intimidatorio”.
Ha avuto un confronto con l’interlocutore politico della Fondazione, l’assessore alla Cultura del Comune di Asti?
“I rapporti con l’assessore Candelaresi si sono approfonditi di recente. Ho trovato una persona di grande sensibilità e intelligenza politica. È importante avere un interlocutore politico di questo livello per impostare una progettualità condivisa. Speriamo presto di precisare progetti che ci stanno a cuore come quello di riportare sulla scena il teatro di Alfieri”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 6 dicembre 2024
Marianna Natale