Abbiamo da poco raggiunto il picco dei contagi. I dati registrati negli ultimi giorni testimonierebbero l’inizio di una fase di discesa della curva, dopo aver superato, nella prima metà di gennaio, i 200.000 casi giornalieri.
Cosa dobbiamo aspettarci nell’evoluzione della pandemia? La variante Omicron rappresenterà davvero l’evoluzione verso una forma endemica della malattia?
Abbiamo incontrato il professor Fabrizio Maggi, docente di microbiologia presso l’Università degli Studi dell’Insubria, per porgli alcune domande:
Cosa dovremmo aspettarci dalla curva dei contagi?
“I dati di questi giorni ci dicono che, molto probabilmente, il picco di contagi che stavamo aspettando sia stato raggiunto. I numeri parlano di una stabilizzazione nella curva e, forse, possiamo aspettarci un miglioramento a partire dalle prossime settimane; miglioramento che, basandoci sull’esperienza degli altri paesi, può presentarsi anche molto rapidamente con un repentino calo dei contagi. In generale, comunque, il trend è positivo”.
La variante Omicron rappresenterà la fine della pandemia o un passaggio a una forma endemica del virus?
“Il naturale percorso evolutivo di un virus prevede che diventi più contagioso ma meno aggressivo. È quanto avvenuto con la variante Omicron, che si diffonde molto rapidamente ma causando forme meno severe della malattia – anche se questo è ancora argomento dibattuto, visto che i soggetti ricoverati in terapia intensiva sono numerosi”.
A quali sintomi occorre prestare attenzione?
“I sintomi della variante Omicron, tendenzialmente meno gravi, sono perlopiù riconducibili a quelli di una comune influenza: mal di testa e raffreddore sono tra i più comuni. Non bisogna comunque sottovalutare la malattia, che, soprattutto nei soggetti non vaccinati, può manifestarsi anche in forme serie”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 28 gennaio 2022
Alberto Barbirato