Il fato ha voluto che il dirigente che ha organizzato il maggior numero di manifestazioni pubbliche per il Comune di Asti chiudesse la sua onorata carriera dopo un anno sabbatico di chiusure quasi totali, causate dalla pandemia. Stiamo parlando di Gianluigi Porro che da due giorni non è più il direttore del Teatro Alfieri (e funzionario comunale) ma è un cittadino normale che d’ora in poi si godrà la meritata pensione.
Lo abbiamo sentito pochi giorni prima che lasciasse il suo posto, ancora indaffaratissimo a sistemare le ultime cose e con la cordialità di sempre ci ha parlato amabilmente del suo lungo percorso nel Comune di Asti.
Ci faccia un bilancio di oltre quarant’anni di carriera…
“Mi sono laureato in Legge, avevo anche iniziato la pratica legale, poi c’è stato questo concorso pubblico in Comune, l’ho dato e l’ho vinto. Di lì è cominciata la mia lunga carriera e, per caso, sono finito a organizzare manifestazioni e ho scoperto che mi piaceva. Ne ho anche inventata qualcuna tipo Asti Musica. Da allora di Asti Musica ne abbiamo organizzate 25, ho allestito 15 Asti Teatro, tante edizioni del Palio e poi sono stato per 12 anni direttore del Teatro Alfieri. Il mio rapporto con la città è sempre stato molto forte, d’altronde avevo il privilegio di poter organizzare manifestazioni culturali ad ampio raggio sempre per conto del Comune, mi sono occupato anche di gestione dei Musei, prima che nascesse la fondazione, di Asti ‘90 per i Mondiali di calcio con l’arrivo dei brasiliani. Nel corso degli anni abbiamo anche subito il ridimensionamento delle risorse a disposizione, ma quaesto è stato uno stimolo in più a ingegnarsi per trovare soluzioni “low cost” che garantissero un buon livello culturale. Trent’anni fa il budget di Asti Teatro era di un miliardo di lire, adesso si aggira sui 150.000 euro per cui bisogna andare a scovare le compagnie nuove con giovani attori talentuosi. Lavorare nella cultura mi ha dato grandi soddisfazioni”.
Lei ha attraversato la storia di Asti degli ultimi quarant’anni…
“Ho avuto la possibilità di lavorare con 13 amministrazioni, che non sono corrisposte a 13 sindaci perché alcuni hanno fatto più di un mandato, il primo sindaco che ho avuto è stato l’avvocato Vigna, ma ho sempre avuto buoni rapporti con tutti, forte collaborazione; il Comune è sempre stata una grande macchina da guerra in cui abbiamo lavorato con passione, professionalità e competenza.
Sono stato anche capo-gabinetto della giunta Bianchino nel periodo dell’alluvione, un’esperienza terribile e allo stesso tempo unica, ho contribuito a creare il Centro Giovani, eravamo andati in Francia a Nizza con Galvagno per vedere come erano strutturati per farci un’idea. In questo ultimo anno siamo stati bloccati dalla pandemia ma, nonostante tutto, abbiamo organizzato “Estiamo insieme” e “Asti Teatro” in piena sicurezza. Da una parte c’è il rimpianto di non aver potuto fare ancora alcune cose come la venticinquesima edizione di Asti Musica e dall’altra non ho avuto lo stress e l’ansia da prestazione di organizzare le ultime edizioni, le penultime sono state il mio testamento…”.
Ci racconta qualche aneddoto di questi lunghi anni?
“Mi viene in mente Asti ‘90 con i Mondiali di calcio e l’avvento dei brasiliani con il loro calore ed il loro folklore. Mi occupavo del rapporto con i giornalisti allo stadio. Mi ricordo le partite a pallone tra noi e i giornalisti e le televisioni brasiliane che trasmettevano tutto, anche le cose più banali.Mi ricordo anche il primo anno di Asti Musica, era stata una scommessa, c’era un po’ di timore. C’era il desiderio di mettere insieme stili musicali diversi, esigenze diverse, fare un mix tra concerti gratuiti e a pagamento, fu un successo con la platea piena sempre. Se lei ci pensa, Collisioni ha solo 12 anni di vita. Mi è capitato anche l’anno dei due Palii in due giorni nel 2015, con la corsa fatta di lunedì durante la giunta Brignolo, e poi l’ Alluvione del 1994 vissuta in prima persona: per 15 giorni non uscii dal Comune, lavoravamo dalle otto di mattina fino a mezzanotte, c’era da coordinare tutta la macchina dei lavori e dei volontari. La macchina comunale quando si mise in moto non si risparmiò un attimo. Insomma, ne ho viste di tutti i colori, ho cominciato facendo l’attacchino e la maschera, nel 1975 avevo anche iniziato a recitare con il Magopovero e poi sono addirittura diventato Direttore del Teatro. Mi ricordo tutte le 43 edizioni di Asti Teatro, i dopo teatro musicali che poi si sono trasformati in Asti Musica”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 2 aprile 2021
Massimo Allario