L’agricoltura Piemontese si trova in un momento non facile. Il settore dell’allevamento sta attraversando un momento complicato per via della Peste Suina Asiatica (Psa), che se non arginata potrebbe provocare morie di maiali e danni economici insostenibili alla filiera della carne. La siccità è l’altra grande sfida che da affrontare, insieme al supporto dell’entrata dei giovani nel settore. Su questo abbiamo fatto il punto con l’assessore Regionale all’Agricoltura Marco Protopapa
Negli scorsi giorni ha interloquito con i rappresentati del governo sul tema della Psa. Quali sono stati i risultati degli incontri?
“È stato ribadito l’impegno del governo per la costituzione di un commissario interregionale, ad ora annunciato e non ancora istituito. Inoltre, l’Unione Europea ha suggerito la costruzione di una recinzione di oltre 200 km attorno alla zona infetta, ma vorremmo chiarire chi dovrebbe gestirla e con che risorse. Crediamo anche che i riscontri dei monitoraggi siano sottostimati sul numero dei capi infetti e che il governo ne debba tenere conto. Il ministero ha poi stanziato 50 milioni di euro tra tutte le regioni, 15 di bio sicurezza, gli altri per i ristori”.
Gli ispettori dell’Euvet sono stati in Piemonte per esaminare la situazione. Arriveranno finanziamenti per costruire recinzioni attorno alla zona infetta. È contento dello scambio che state avendo con il ministero e l’Ue?
“Hanno fatto un report finale dettagliato, è stato un sopralluogo conoscitivo di esperti provenienti da diverse nazioni coinvolte nell’analoga epidemia. I sistemi adottati dai Paesi europei sono stati gli stessi, ma con risultati diversi. Volevano capire la situazione per consigliare cosa attuare. La zona da loro ritenuta infetta è molto più estesa delle realtà già viste, parliamo di 230 km di recinzione quando se ne immaginavano un centinaio. E per ora l’Ue non ha dato segnali di voler dedicarci dei finanziamenti, nonostante la richiesta della recinzione”.
La Liguria ha già da settimane decretato la macellazione di 500 capi di suini. Lo chiedono anche in Piemonte le associazioni di categoria. In Piemonte non si è ancora arrivati a tanto?
“No, perché la Liguria ha pochi capi rispetto ai nostri e possono ristorare in maniera molto rapida e diretta gli allevamenti. Siccome noi abbiamo un numerò di capi molto maggiore, l’entità dei ristori ammonta a circa 1,5/2 milioni di euro e stiamo lavorando per accertarci di avere le risorse. Stiamo parlando sempre di macellazione di capi sani in zona infetta e non di esemplari malati, che per ora sono presenti solo tra la fauna selvatica”.
L’intervista completa sul numero della Gazetta d’Asti in edicola da venerdì 25 febbraio 2022
Danilo Bussi