Mario Nosengo traccia per la Gazzetta un bilancio di Asti Teatro che ha segnato il suo debutto come direttore artistico della prestigiosa rassegna ideata nel 1977 da Salvatore Leto.
Come reputa Asti Teatro 45 appena concluso?
“È stato un Asti Teatro con buoni spettacoli e buoni interpreti, in alcuni casi con eccellenti interpreti. Non nascondo che in alcuni casi gli allestimenti hanno deluso in parte le mie aspettative, intendo soprattutto come allestimenti in generale e non come testi o come attori. Io ho una corrispondenza con il pubblico fortissima, per cui se gli spettacoli non mi rendono del tutto soddisfatto anche gli spettatori hanno la mia stessa sensazione di mancata aspettativa, di delusione. È una specie di tormento per me dal momento che capisco benissimo di avere compiuto una scelta non dico sbagliata ma sicuramente non corrispondente a ciò che mi aspettavo e quindi anche per gli spettatori. Per fortuna è capitato poche volte, ma quando è successo, mi ha lasciato amarezza per avere creduto in una proposta che poi non è stata del tutto all’altezza”.
Cosa rappresenta per Mario Nosengo il pubblico?
“Il pubblico è il mio faro e il mio primo riferimento nel momento delle scelte artistiche. Per il resto il fatto, come è emerso dai numeri, che le due proposte più viste siano state “Un loft per sei” e “Io sono Mina” non mi lascia del tutto sorpreso, anzi! Era prevedibile, due proposte diametralmente opposte, ben confezionate e ben recitate o interpretate, ma avente come denominatore comune l’intrattenimento. Direi che questa la dice lunga sui gusti del pubblico e sul desiderio di “svago”. Senz’altro questo è un dato importantissimo e anche su questo bisognerà ragionare per il prossimo anno se vogliamo ancora tenere in piedi il festival”.
Un ultimo giudizio sulle scelte fatte.
“Sono stato molto contento di alcune scelte che non erano affatto scontate, tra cui lo spettacolo internazionale “Al di là del muro”, graditissimo al pubblico intervenuto, e “Settimo senso” con Euridice Axen che ha avuto dei riscontri molto positivi sia per l’argomento – si parlava in modo originale della figura di Moana Pozzi – sia per l’interpretazione così aderente al personaggio. Insomma, posso dire di essere soddisfatto. Per il tempo che ho avuto penso di avere raggiunto un più che buon risultato, anche se alcune cose e meccanismi che si davano per assodati dovranno essere modificati se non addirittura cambiati”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 7 luglio 2023
Patrizia Porcellana