Si è insediato da qualche mese il Comitato per la candidatura di Alba Bra Langhe Roero a Città Capitale della Cultura 2026, concorso italiano a cui partecipano ogni anno realtà da tutto lo stivale per proporre la propria offerta turistica e culturale come gioiello da premiare. Vista la recente esperienza di Asti, progetto complessivamente ben riuscito, nasceranno sinergie? Su questo e sulla candidatura dà il suo punto di vista Mauro Carbone, direttore del Comitato.
Mauro Carbone, in vista del dossier di candidatura per fine anno, state lavorando su qualche progetto in particolare?
“La data di consegna del dossier è il 27 settembre, mentre l’iter ministeriale si concluderà tra fine 2023 e inizio 2024. Abbiamo iniziato a tirare giù delle idee e a creare più coinvolgimento territoriale possibile. Il sistema Alba, Bra, Langhe, Roero tocca 88 comuni, stiamo portando avanti un’attività di coinvolgimento di operatori culturali pubblici e privati. Con l’idea che più la base sarà ampia, più considereremo di successo il risultato. Poi se riusciremo a vincere ancora meglio, ma l’obiettivo numero uno è comporre una candidatura che sia espressione del territorio”.
Come pensate di riuscire a rappresentare così tante realtà insieme?
“Facendo molti chilometri. Devo dire che il territorio si è da subito dimostrato aperto al dialogo e questo già ci sta dando un buon risultato. I nostri comuni sono molto piccoli e questo fa sì che la condivisione dei progetti sia quasi un atto dovuto, a maggior ragione nel campo della cultura e del turismo. Sono dunque enti abituati a dover collaborare, quindi questo aspetto non mi preoccupa molto. Abbiamo visto che la mentalità è quella per cui o si vince tutti insieme o perdiamo tutti insieme”.
Parlando proprio di dialogo e sinergie, visto che la candidatura di Asti è andata bene, anche se non fino in fondo, e che sono stati presentati progetti molto apprezzati legati al Monferrato e alle Langhe, lei pensa ci possa essere un coinvolgimento anche di questo territorio?
“Secondo me la candidatura di Asti è andata bene. Ovvio che quando si partecipa a una competizione si vuole vincere, ma da fuori si è visto un fervore in città difficile da vedere in giro per il mondo. Quindi questo dimostra che c’è un potenziale culturale e una voglia di fare di tutti molto spiccati. Quello che la città ha portato a casa è un gran risultato sotto molti punti di vista. Cosa succederà rispetto alla candidatura non lo so, è una decisione politica che deve prendere chi ci lavora e non chi gestisce la governance. Non sono io a decidere ed è giusto che sia laico su questo. I confini del perimetro su cui intervenire li traccia la politica ed è opportuno che a decidere sia chi amministra il territorio”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 19 maggio 2023
Danilo Bussi