Orsola Appendino si definisce una “storica dilettante”, appassionata e curiosa ricercatrice di documenti e certificati che ci aiutano a ricostruire la storia, perché “conoscere il passato ci permette di capire e vedere meglio il futuro”.
Orsola vive a Pralormo, in un crocevia di province e diocesi tra Asti, Cuneo e Torino, quel crocevia che le ha consentito di aprire lo sguardo e allargare l’orizzonte verso una realtà più ampia.
Si è appassionata alla storia dei piemontesi emigrati in Argentina perché anche lei come ogni famiglia di Pralormo ha parenti emigrati in Argentina e frequentando le convention che fino a vent’anni fa la Regione Piemonte teneva a Torino o alternativamente in altri capoluoghi ogni due anni, alle quali partecipavano i rappresentanti delle associazioni dei piemontesi di Argentina. Circa sessanta località argentine sono gemellate con altrettante città o paesi del Piemonte. Questa rete di gemellaggi era stata promossa dal commendatore Michele Colombino di Frossasco di Pinerolo dove è nato ed è visitabile il Museo della migrazione piemontese nel mondo.
E’ così che Orsola conosce Giancarlo Libert, il primo ad aver studiato i percorsi dei piemontesi emigrati, colui che, nel marzo 2013, dopo la nomina di Francesco Bergoglio a Papa della Chiesa Cattolica, venne contattato da Bruno Vespa, poiché era l’unico ad avere una sua biografia pronta.
Cosa ricorda della nomina di Papa Francesco?
“In quei giorni ero stata in Argentina a trovare parenti e amici con la mia amica Donatella. Il giorno precedente, il 12 marzo, eravamo a Buenos Aires e andammo a pregare nella Cattedrale prima del volo di ritorno, pensando al conclave che si stava svolgendo e a quel vescovo argentino con origini piemontesi che si trovava proprio a Roma. Quando la notizia della sua nomina si diffuse, io e la mia amica eravamo già a Pralormo e fummo invase da una grande felicità e un enorme entusiasmo. In ogni caso, doveva succedere: i piemontesi emigrati in Argentina sono tantissimi, non era così impensabile che uno di loro potesse diventare, prima o poi, Papa. Con Giancarlo abbiamo subito iniziato a ricercare notizie sulle sue origini”.
Che cosa è emerso dalle vostre ricerche?
“Papa Francesco ha origini piemontesi sia per parte paterna che materna. Lui cita spesso nonna Rosa, che era nata al confine tra Piemonte e Liguria, a San Massimo di Piana Crixia, sulla statale Torino-Alba-Savona. Da quelle zone a quel tempo molto povere e lontane da tutto, tante famiglie emigrarono presto in Argentina in cerca di fortuna. Uno dei libri che abbiamo pubblicato si intitola “Nonna Rosa, la roccia delle Langhe” perché lo era, una roccia. E’ lei che ha dato principalmente l’impronta di fede a Papa Francesco e che ha basato la sua esistenza sull’idea della rinascita e del ricominciare ogni volta, nonostante le difficoltà, con speranza e volontà, con fede”.
Quali sono i luoghi più importanti per ricostruire le radici della famiglia Bergoglio?
“Dal lungo percorso di trasferimento della famiglia contadina dei Bergoglio dall’alto Monferrato ad Asti, a Torino, Argentina, troviamo tracce di passaggi a Robella, Schierano e Castelnuovo Don Bosco e infine nel 1855, a Montechiaro, dove inizialmente affittarono e successivamente acquistarono cascina Pellerina. Nel 1862 la famiglia De Benedetti propose ai Bergoglio uno scambio con la cascina denominata Bricco Marmorito, sul territorio di Asti al confine con Portacomaro. Quasi tutti i Bergoglio si trasferiscono lì, ma alcuni rimangono a Montechiaro. Tra coloro che si trasferirono a Bricco Marmorito ci fu Francesco, il bisnonno del Papa, nato a Montechiaro. Qui nacquero sei figli, tra cui, nel 1884, Giovanni, il nonno del Papa, che nel 1903, alla morte del padre, va a Montechiaro, a soli 19 anni, per aiutare il prozio Dionigi all’Osteria della Nocciola. Qui apprende il mestiere di liquorista, che continuerà negli anni successivi a Torino”.
Ed è poi a Torino che incontra e sposa Rosa Margherita Vassallo.
“Rosa si era trasferita a Torino insieme alla zia materna, Rosa Crema, nata a Cortemilia, che non aveva figli e la portò con sé, cambiandole la vita e garantendole un futuro. A Torino la piccola Rosa potè studiare e istruirsi ed ebbe come maestra Lucia Bessone, anche lei originaria di Montechiaro. Nel 1907 sposa Giovanni nella barocca e centralissima Chiesa di Santa Teresa d’Avila, oggi non più parrocchia, ma custodita dai Carmelitani scalzi della provincia ligure. Nel 1908 nasce Mario, il papà del Papa. Si trasferiranno poi ad Asti dopo che Giovanni tornerà dal fronte, fino ad arrivare al 1929, quando partiranno alla volta dell’Argentina, raggiungendo alcuni parenti che si erano già trasferiti là. Ed è proprio a Buenos Aires che nel 1936 nascerà Francesco, che verrà battezzato da un sacerdote salesiano, don Enrico Pozzoli. I salesiani, infatti, erano una comunità molto viva in Argentina e il loro stile fu decisamente importante per la formazione di Papa Francesco”.
L’intervista completa sulnumero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 18 novembre 2022
Laura Avidano