Simone Coppo ha scelto di ambientare il suo primo lavoro cinematografico da regista a Refrancore.

Le riprese sono state effettuate in tre giorni da venerdì 13 a domenica 15 ed intorno a lui si è stretto tutto il paese con l’entusiasmo alle stelle.

Simone che vive a Roma e che ha girato l’Italia e l’Europa per recitare in tanti spettacoli, fiction e film per produzioni importanti, non ha dimenticato le sue radici ed ha sentito l’esigenza di tornare alle origini per sentire l’odore delle sue colline e per girare il suo primo “corto”.

Com’è stata questa esperienza?

Posso riassumere questa straordinaria esperienza dicendoti che è stato un grande sogno ad occhi aperti. La partecipazione incredibile della gente ha trasformato Refrancore, per tre giorni, in un paese in festa…hanno collaborato più di cento persone creando una magia unica ed irripetibile. Il direttore della fotografia, Andreas Wessberg, svedese con 35 anni di carriera alle spalle, mi ha rivelato che è stata la più bella esperienza della sua vita. E’ stata una “rivoluzione sognante” nata da una conversazione con un anziano del paese basata su una sensazione universale che annienta i “confini” e la territorialità. Inizialmente l’idea era di girarlo a Roma, dove sarebbe stato tutto più semplice, però l’idea di girarlo nei luoghi in cui ho trascorso parte della mia infanzia continuava a frullarmi nella testa. Ne ho parlato col sindaco Diego Mogliotti ed il consigliere Marco Bergantin che hanno dimostrato il loro entusiasmo fornendomi un sostegno incondizionato. Refrancore come il Monferrato meritavano un’attenzione che finora non avevano ricevuto, con un progetto che fosse in grado di creare comunità.

Ci può dire il titolo? Di che cosa tratta?

Ancora no…ma posso svelarvi il nome dei protagonisti: Leonardo Cesaroni e Martina Ferragamo. C’è un altro scoop…ha recitato anche mio nonno Pietro Coppo alla bella età di 94 anni.

Il corto parla del tempo, il tempo non esiste, girare il corto ha dato respiro a chi il tempo l’aveva avuto ed al tempo presente. C’è stata una partecipazione sconvolgente, almeno 70-80 persone hanno avuto un ruolo, e c’erano almeno una sessantina di spettatori…il Comune, la Pro-loco e tutta la collettività hanno contribuito ad un risultato cinematografico stupendo e, dal punto di vista umano, ad una esperienza indimenticabile.

La fantasia si è mostrata più vera della realtà. E poi alla fine delle riprese una tavolata di 300 persone ha dato vita a “Ciak si cena”, una grande festa finale che ha coinvolto proprio tutti ed abbiamo ballato fino alle due del mattino…

Ci racconti un aneddoto dei tre giorni di riprese…

C’è stato un episodio veramente straordinario…il corto inizia con il campanile che suona le 7 di sera, io ed il direttore della fotografia eravamo sul campanile, ed io ho spinto la campana a mano per fare il primo rintocco, ignari di che ora fosse. Immediatamente dopo la campana automaticamente ha fatto 6 rintocchi ( in effetti erano le sei di sera) che sommati al primo sono diventati 7, come da copione con un tempismo magico.

Anche i bambini hanno avuto una parte importante recitando con gioia, il sogno era a disposizione di tutti…bastava viverlo.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 20 settembre 2024

Massimo Allario